È un argomento scottante. E una scelta spesso influenzata da diversi fattori è che partono dalle esigenze artistiche e sonore, a quelle di trasportabilità, a quelle economiche, per nominarne solo alcune è e che quindi sembra non essere mai azzeccata, in qualche modo.
Iniziamo subito con lo sfatare un mito: non esiste l’amplificatore per armonica assoluto! Mi spiace distruggere una certezza, ma bisogna essere onesti e obiettivi.
Bisogna essere chiari, dopo un’affermazione come quella qui sopra. Ci sono delle caratteristiche che rendono un amplificatore più adatto all’armonica e è solitamente è meno prono all’effetto Larsen (i fastidiosi fischi dall’ampli, conosciuti anche come feedback), certamente, ma non c’è un amplificatore che sia in grado di creare il suono per l’armonica elettrificata. Come ogni armonicista ha la sua voce (no, non è una scusante per non lavorare sul nostro timbro!), anche la relazione tra il proprio suono e quello dell’amplificatore (oltre a quello che avete in testa e che volete raggiungere!) è diversa per ognuno di noi.
Come scegliere un amplificatore, quindi?
Diciamo che un BUON amplificatore per armonica ha queste caratteristiche, in generale:
- Monta un circuito valvolare
- Con una buona risposta sulle basse frequenze
- Una buona definizione sugli alti senza renderli brillanti
- Non prono ad innescare il feedback
Generalmente più watt ha l’amplificatore, maggiore è la tendenza ai feedback. Per onestà di informazione, però, ho ottenuto ottimi risultati usando anche un Fender The Twin Red Knobs (una bestia pesantissima da 100watt valvolari!), sfruttando la possibilità di mescolare il canale pulito e il canale distorto e con l’equalizzazione dei due canali (indipendenti!) che funziona decisamente meglio dei vari Fender classici che, pur facendo il proprio lavoro, non cambiano il carattere di questo o quell’amplificatore. Questo, ovviamente, al mio orecchio (quindi chiaramente soggettivo). E i Red Knobs, anche a transistor, non sono affatto male!
Valvolare o Transistor?
Per quanto riguarda il discorso dell’amplificatore valvolare, sappiate che Paul Delay suonava con un amplificatore a transistor e non credo che nessuno abbia nulla da obiettare sulla qualità del suo suono elettrico.
Questo ci porta, forse, ad ancora più dubbi, ma era solo una premessa. Ora viene il bello che, probabilmente, è il trucco più vecchio del mondo, ma oggi aggiornato con alcune nuove informazioni.
Una volta che abbiamo abbastanza chiari i fattori di scelta, primari se vogliamo, dell’amplificatore (come scritto all’inizio, economici, di trasportabilità, eccetera) dobbiamo avere chiaro la nostra idea di suono “figo” (dai, lo chiamiamo tutti così, alla fine!). Entra il gioco il fattore della soggettività sul nostro sound. L’osservazione della strumentazione dell’armonicista che ci piace è il punto di partenza. Analizziamo non il nome e la marca di amplificatore, ma le sue caratteristiche principali.
- È a valvole o a transistor
- Quali sono le misure dei coni
- Quanti sono i coni
- Quanti watt ha
È chiaro che memorizzare la marca e il modello e cercare su internet le caratteristiche tecniche è conveniente, ma prima dobbiamo capire il perché, non fermarci ad una semplice analisi. è
E poi:
- È presente qualche pedale o effetto nella catena sonora che va a microfono ad ampli
- Quali?
Ricordiamoci che la presenza di effetti influisce sul suono in maniera evidente.
Una volta riconosciute le caratteristiche principali, cerchiamo di trovare qualcosa che si avvicini il più possibile a ciò che rende quell’amplificatore quello che sembra essere il più adatto ai vostri gusti.
Vintage o Contemporaneo?
Quando sono stato a New Orleans nel 2008, Johnny Sansone mi ha ospitato come armonicista (o per essere precisi assunto) come armonicista al suo concerto del giovedì al Liuzza’s By The Tracks, ho avuto la fortuna di suonare con un Gibson G-83 (o un GA-20, comunque poco importa). Il sound che ne usciva era perfetto, davvero, per l’occasione. Ma quell’occasione era una situazione di blues old school. Quello, con i progetti che ho oggi, è un suono che non userei, optando per un amplificatore più contemporaneo.
È chiaro che un amplificatore vintage è se suoniamo, magari Blues anni è50 è può aiutarci ad arrivare al sound di Big Walter ad esempio. È importante, però, valutare che in qualche modo, anche negli amplificatori di oggi, possiamo ritrovare delle caratteristiche che si avvicinano e che sono, soprattutto in caso di necessità di riparazione, più facilmente reperibili sul mercato a prezzi abbordabili.
Se questo non rappresenta un problema, è sempre una buona mossa capire, magari con un tecnico di fiducia, quali interventi sarebbero necessari per portare l’amplificatore ad antico splendore, prima di un’eventuale acquisto. Rivolgervi ad un tecnico che conosce davvero il vintage, investendo qualche soldo per il suo tempo, vi può risparmiare un sacco di spese grattacapi.
È innegabile il fascino del vintage, ma se suonate qualcosa di più moderno potrebbe essere un limite. E se suonate davvero dal vivo, quindi portando l’amplificatore regolarmente dalla birreria, al club, al festival, forse ci penserei a portarmi via un amplificatore che è, almeno per rispetto storico, delicato.
Opterei per qualcosa di più contemporaneo e dal giusto compromesso tra il buon sound, per i miei gusti, e le mie necessità (suono che voglio a parte: trasportabilità, solidità e resistenza ai maltrattamenti e dei componenti, wattaggio, e chiaramente il lato economico).
La parte economica gioca più ruoli, per concludere. La disponibilità di denaro per l’acquisto è chiaramente uno di questi, ma valutare anche la rivendibilità, a volte può influire sulla decisione.
Siccome i vostri gusti potranno (quasi sicuramente, in realtà) cambiare con il vostro evolvere come armonicisti, potrebbe non piacervi più il vostro amplificatore. Magari ne acquisterete un altro e vi ritroverete a non usare più il vecchio ampli. Venderlo vi dà modo di poter avere denaro facile e magari acquistare altra strumentazione. Quante chance avete di ricavare dei soldi da quell’amplificatore e di venderlo con facilità Quando si acquista vintage, bisogna esserne davvero convinti e sapere a cosa si va ad acquistare e, probabilmente, tenere.