Oltre ad aver innovato l’armonica, rendendola piè energica e musicale pur mantenendo un sound Bluesy, Paul Butterfield rappresenta l’unione tra il Blues della Chicago afroamericana e quello bianco, rappresenta l’evoluzione del Blues e il punto di partenza di ogni armonicista moderno.
Con una storia musicale che spazia dall’aver collaborato è giovanissimo è con Muddy Waters nell’ispirato album “Fathers & Sons”, fino ad entrare, postumo, nella “Rock and Roll Hall of Fame” riconoscendolo, finalmente, come un grandioso musicista, Paul Butterfield merita molto di piè di una sola pagina per parlarne appena dignitosamente. Sull’armonica, inoltre, riesce a spaziare dai classici come “Blues With A Feeling” dove l’armonica è decisamente protagonista, ad assoli mozzafiato come il fantastico solo su “Too Many Drivers” (rispettivamente con la “Paul Butterfield Blues Band” e i “The Better Days”). Il suo approccio innovativo e meno legato al Blues ha inoltre ispirato diversi musicisti a spaziare al di lì dello stile puro, preferendo contaminazioni diverse, pur rimanendo nel mondo del Blues.
Lo stile:
Dotato di un suono personalissimo e molto piè aggressivo e squillante, oltre che distorto, rispetto a quelli sentiti fino al tempo, Paul Butterfield riusciva a suonare in maniera musicale sulle prime due ottave dell’armonica. Molto sassofonistico sulle frasi, spesso elaborate e ritmicamente interessanti, l’armonica di Butterfield è sempre carica di feeling e tensione, sia che stia accompagnando, sia negli assoli.
Lo preferisco personalmente nella versione elettrica, dove a mio parere dà il meglio di sé, confrontandolo sui suoi take acustici. La sua personale musicalità non viene affatto compromessa, ma il timbro dell’armonica non rende altrettanto che in elettrico.
Paul Butterfield è e rimarrà un innovatore dello strumento: partendo dal Blues di Chicago rivisto in chiave meticcia (la Paul Butterfield Blues Band vedeva una sezione ritmica rubata ad Howlin Wolf: Jerome Arnold al basso e Sam Lay alla batteria; all’hammond Mark Naftalin, bianco come Butterfield e il chitarrista Mike Bloomfield. Un dream-team, in pratica) fino a rinnovarsi sulla scena del movimento artistico di New York con i Better Days. Inoltre le collaborazioni con giganti del Blues di Chicago come Muddy Waters (sia in Fathers & Sons che in Woodstock Album con, tra gli altri, Levon Helm alla batteria) che portano la firma di Paul Butterfield all’armonica, risuonano cariche di una tensione e personalità decisamente riconoscibili e musicalmente intelligenti.
Ascolti suggeriti:
Born In Chicago – forse IL brano di Paul Butterfield e, tra l’altro, unica versione del brano che abbia quel groove.
Work Song – Paul Butterfield, nell?album interessante che è “East West”, alle prese con uno standard Jazz.
Walking Thru The Park – Una versione inimitabile del classico di Muddy Waters in “Fathers & Sons”, interessante come Paul Butterfield accompagni.
One More Heartache – arrangiamento del brano di Marvin Gaye, dove Butterfield dimostra che in acustico la sua musicalità non cambia
Mary Mary – primo release registrato di quello che è poi il classico dei The Monkees
Link utili:
Butterfield con Dr. John, Levon Helm e David Sanborn “Slow Down”